Ormai il SalTo è finito da un mesetto, ma mi sembrava carino iniziare questi nuovi post parlando proprio di quell'esperienza.
Premetto che non sono mai stata al Salone, prima di quest'anno, e che le mie aspettative erano altissime. Sono abituata alle fiere del fumetto, le frequento da quando andavo al liceo, quindi beh, da vent'anni ormai, se non di più. Qualche volta sono andata a eventi più piccoli riguardanti i libri, manifestazioni come il Pisa Book Fest, visto che è vicino casa, ma mai niente di così "gigante" come il SalTo.
Che dire? Che sinceramente mi aspettavo di meglio. (Inizia benissimo questo post, non trovate?).
Mi dispiace ammetterlo ma, entrando al Lingotto, non ho sentito scattare in me quella magia, quella sensazione di stupore che mi ero aspettata di dover contrastare un minimo per non apparire un'invasata. Non ho fatto la famosa foto davanti al pilastro perché c'era troppa gente, non ho fatto praticamente nessuna foto perché dopo poco meno di due ore dall'inizio, era tutto un farsi sballottare di qua e di là.
Direte voi, era così importante la foto di fronte a dei libri finti? Beh, fa parte dell'esperienza, chi la disprezza senza neanche averla provata, che ragioni ha? Avrei voluto mettermi in una posa ridicola e farmi fotografare, ma niente. Ahimè non ce l'ho fatta. Mi sono accontentata di un selfie da lontano. Non è bello, ma almeno è un ricordo.
Come mi ha giustamente fatto notare il mio fidanzato, che è stato trascinato a Torino per farmi compagnia, e che questo "mondo" non lo vive con il mio stesso entusiasmo, "Il Salone è una semplice vetrina per vendere dopo, non durante."
Con rammarico devo ammettere che ha ragione.
Ho trovato la gestione complessiva un po' troppo raffazzonata, gli ingressi non contingentati come avrebbero dovuto e veramente troppo caos. Per chi come me ha dovuto vivere l'esperienza solamente un giorno, si è perso gran parte della vita del SalTo. Ho dovuto scegliere cosa vedere, quanto tempo fermarmi in alcuni stand piuttosto che in altri. E la cosa mi è dispiaciuta un sacco.
Forse penserete che avevo aspettative irrealistiche, e non dico di no, magari è proprio così, ma sono dovuta scappare subito dopo pranzo perché tra caos e sovraffollamento mi era scoppiata una gran bella emicrania.
Ho fatto acquisti? Certo che li ho fatti, ho speso anche troppi soldi, ma solo perché io sono una grande spendacciona. Non ho trovato tutte le anteprime che speravo di intravedere (non dico di comprare) e non ho notato grandi sconti, anzi, quasi nessuno.
Come giustamente mi ha fatto notare qualcuno "Perché comprare al SalTo? In pratica trovi le stesse cose che ci sono in libreria, ma in più devi pagare il biglietto."
Con amarezza devo concordare, almeno in parte.
E infatti le Case Editrici hanno fatto una gran campagna di sconti proprio subito dopo la fine del Salone. Con conseguente rosicamento di unghie, se non di tutte le mani, visto quanto ho speso per la mia mini vacanza torinese. (Comprerò comunque qualcosina, DEVO).
Una delle cose che, ammetto, mi ha lasciata perplessa, è stata la disposizione degli stand e delle Case Editrici. Io di partenza non sono una che ha un gran senso dell'orientamento, ma certo gli organizzatori del Salone non hanno pensato di aiutare gente con problematiche come la mia. Sembrava quasi che avessero buttato a caso su un foglio bianco i nomi delle varie CE e così avessero stabilito come sarebbero state sistemate.
Mi sono persa delle Case Editrici? Più di una. E mi sono ricordata di loro solo dopo essere uscita e quindi non poter più rientrare. Comprerò online? Comprerò online. Ma mi dispiace comunque. Anche perché io sono smemorata e mi sono sentita un po' in torto ad aver abbandonato così delle piccole realtà per cui una copia venduta avrebbe potuto comunque fare la differenza.
Passiamo invece alle cose belle? Le persone che hanno condiviso con me questa esperienza. Tante amiche che ho incontrato di persona per la prima volta o dopo anni dall'ultima volta. Hanno rallegrato la mia giornata e mi hanno fatto compagnia.
Salviamo questa esperienza? In parte.
La ripeterò? Chissà, forse. Certo non rimanendo a Torino più di una giornata. Andata e ritorno in treno saranno sufficienti e magari il prossimo anno, o il prossimo ancora, pioggia permettendo, sarà un'esperienza diversa e che mi lascerà meno l'amaro in bocca.
Certo non mi lascerà più ricca. Di questo sono certa, perché comprare libri, oltre che leggerli, è un hobby che non sono pronta a mettere a freno.
Alla prossima,
Rika.
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