lunedì 28 novembre 2011
Purpurea Noxa
Purpurea Noxa: Vampires yaoi webcomic by V�na and Xelessia. A gallery with picture yaoi and not by V�na.
giovedì 24 novembre 2011
.Nascondigli. (14/05/2011)
E' da un po' che non scrivevo qualcosa qua, ma lo studio mi sta prendendo più del previsto, quindi mi tocca ... ma tanto mi sa che non sarete tanto tristi per la mia assenza XD quindi, dove eravamo rimasti? giusto giusto Laurent decideva di prendersi cura della piccola Giselle ^-^
Era già passata una settimana dal suo trasferimento a casa Spencer come medico privato della piccola, i guidagni erano alti e alla fine forse si sarebbe abituato alla inqueietante presenza di quello spiritello dagli occhi viola che lo seguiva quasi ovunque; giorni addietro aveva provato a chiederle un perchè di quel suo comportamento, ma lei aveva solamente fissato a lungo le sue piccole manine inguantate di bianco e non aveva risposto, non che gli desse fastidio, anzi, stranamente trovava piacevole quella piccola creatura, quella costante presenza intorno a lui.
Al fine una persona da poter tollerare era arrivata, l'uomo si stupiva di come si ritrovasse a pensare alla piccola, mai nella sua vita, non che questa fosse stata lunga, ma mai negli anni che aveva vissuto aveva veramente ricercato la presenza di qualcuno ed ora era lui a venire cercato, veniva chiamato; tutto questo lo faceva sentire stranamente bene, anche se mai in quella settimana aveva udito la voce della piccola, ma da quella sera in cui l'aveva cullata fra le sue braccia alla clinica in città
"Cos'è?"
Si voltò sorpreso, Giselle era di fronte a lui, un piccolo abito bianco le fasciava il corpo, i capelli corvino risaltavano ancor di più facendola sembrare quasi irreale. La voce, squillante, come ci si poteva aspettare da una qualunque bambina di quell'età sorpese Laurent.
"Cosa?" Le chiese lui divertito da quella nuova situazione.
"Quella collana che porti sempre al collo."
Alzò la manino cercando di raggiungere il filo argentato che a malapena si intrvedeva dal colletto della camicia, senza però riuscirci. L'uomo sorrise tristemente toccandosi inconsciamente il cuore, il punto in cui il pendente della collana andava a toccare la sua pelle, si sfilò la leggera collana dal collo e mostrò il suo segreto alla piccola: un grossa chiave d'argento vi era attaccata, due angeli all'estremità sorreggevano una corona.
La bimba la fissò per qualche istante ma non provò mai a toccarla, capiva benissimo che quell'oggetto rappresentava per lui qualcosa di inestimabile.
"E' molto bella." disse rivolta al medico che già stava rimettendo la collana al suo posto, lui le sorrise.
"C'è una storia dietro, sai? - le disse - vuoi conoscerla?"
tatatadaaaaaaaaaaaaaaaaaan, interrotto sul più bello, ahaha, sempre se qulcuno può considerarlo bello, comunque stasera sono poco creativa, o mehlio, potrei anche esserlo, ma ho studiato troppo e ho mal di testa, quindi la mia voglia di creatività finisce qua, spero di tornare al più presto con il seguito, si scoprirà qualcosa del passato di Laury ^-^
See u soon B
Listening to: Veleno, Subsonica
Era già passata una settimana dal suo trasferimento a casa Spencer come medico privato della piccola, i guidagni erano alti e alla fine forse si sarebbe abituato alla inqueietante presenza di quello spiritello dagli occhi viola che lo seguiva quasi ovunque; giorni addietro aveva provato a chiederle un perchè di quel suo comportamento, ma lei aveva solamente fissato a lungo le sue piccole manine inguantate di bianco e non aveva risposto, non che gli desse fastidio, anzi, stranamente trovava piacevole quella piccola creatura, quella costante presenza intorno a lui.
Al fine una persona da poter tollerare era arrivata, l'uomo si stupiva di come si ritrovasse a pensare alla piccola, mai nella sua vita, non che questa fosse stata lunga, ma mai negli anni che aveva vissuto aveva veramente ricercato la presenza di qualcuno ed ora era lui a venire cercato, veniva chiamato; tutto questo lo faceva sentire stranamente bene, anche se mai in quella settimana aveva udito la voce della piccola, ma da quella sera in cui l'aveva cullata fra le sue braccia alla clinica in città
"Cos'è?"
Si voltò sorpreso, Giselle era di fronte a lui, un piccolo abito bianco le fasciava il corpo, i capelli corvino risaltavano ancor di più facendola sembrare quasi irreale. La voce, squillante, come ci si poteva aspettare da una qualunque bambina di quell'età sorpese Laurent.
"Cosa?" Le chiese lui divertito da quella nuova situazione.
"Quella collana che porti sempre al collo."
Alzò la manino cercando di raggiungere il filo argentato che a malapena si intrvedeva dal colletto della camicia, senza però riuscirci. L'uomo sorrise tristemente toccandosi inconsciamente il cuore, il punto in cui il pendente della collana andava a toccare la sua pelle, si sfilò la leggera collana dal collo e mostrò il suo segreto alla piccola: un grossa chiave d'argento vi era attaccata, due angeli all'estremità sorreggevano una corona.
La bimba la fissò per qualche istante ma non provò mai a toccarla, capiva benissimo che quell'oggetto rappresentava per lui qualcosa di inestimabile.
"E' molto bella." disse rivolta al medico che già stava rimettendo la collana al suo posto, lui le sorrise.
"C'è una storia dietro, sai? - le disse - vuoi conoscerla?"
tatatadaaaaaaaaaaaaaaaaaan, interrotto sul più bello, ahaha, sempre se qulcuno può considerarlo bello, comunque stasera sono poco creativa, o mehlio, potrei anche esserlo, ma ho studiato troppo e ho mal di testa, quindi la mia voglia di creatività finisce qua, spero di tornare al più presto con il seguito, si scoprirà qualcosa del passato di Laury ^-^
See u soon B
Listening to: Veleno, Subsonica
.Lamento. (03/05/2011)
Eccomi di nuovo qua a rompere a tutti XD ma lo so che ormai mi adorate, ok, mi sto auto esaltando XD comunque siccome ho ricevuto dei commenti positivi in merito a quanto scritto fino adesso, la voglia di continuare la storia di questi due personaggi è aumentata. Quindi, siori e siore ecco a voi:
Laurent si allontanò dal letto, uscì dalla stanza dirigendosi nello studio dove il maggiordomo di quella strana ragazzina lo stava aspettando, era seduto su una delle due poltrone di velluto rosso davanti all'enorme scrivania in mogano, gentile lascito del suo predecessore. Aggirò la mobilia ingombrante e si sedette, la vecchia poltrono lo avvolse come in un abbraccio.
"Mi dica, signor ... ?"
L'uomo di fronte a lui alzò lo scguardo, un velo di stanchezza gli oscurava gli occhi.
"Hinchinghooke" rispose prontamente l'uomo.
Laurent l'osservò ancora un poco prima di continuare.
"Bene; è da molto il maggiordomo della signorina?"
Forse qualche domanda di circostanza gli avrebbe fatto sbottonare qualche informazione utile sullo stato della sua paziente, che ormai dormiva tranquillamente nell'altra stanza.
"Sono al servizio della famiglia Spencer da prima che la signorina Giselle nascesse, signore ... Ero il maggiordomi dei signori e dopo la loro morte mi è stata affidata la signorina"
Si interruppe in cerca delle parole adeguate.
"Solo che non è facile da gestire; ormai sono quattro anni che la signorina ha ereditato il titolo di capofamiglia, ma non si è mai ripresa ... posso capire che veder morire i propri genitori non possa mai essere un'esperienza facile da superare."
Chinò nuovamente la testa, portandosi una mano alla fronte per massaggiare le tempie.
Laurent continuava a fissarlo.
"La signorina potrà tornare a casa domani mattina o al più tardi nel pomeriggio. La porterò io stesso a casa"
Così dicendo si alzò facendo ben intendere all'uomo ancora seduto del fastidio che gli arrecava nel restare lì; il maggiordomo si alzò congedandosi brevemente.
Il giovane dottore spense la luce e si diresse nell'appartamento sopra la clinica, gettò in un angolo i vestiti sporchi e si mise sotto le coperte, la fiammella della lampada ad olio sul suo comodino gettava luci sulle pareti che quasi lo imponitizzavano, chiuse gli occhi.
Un grido attraversò l'aria raggiungendo le sue orecchie addormentate, Laurent si alzò di scatto, con la vestaglia da camera in mano raggiunse la clinica, le urla pian piano aumentavano, un grido più acuto degli altri gli fece accapponare la pelle. Aprì la porta accedendendo la luce: Giselle era sul letto, la mano destra artigliava il polso sinistro lacerante le bende e facendo riaprire la ferita, ancora un altro grido, le coperte e la camicia da notte che indossava la bambina si stavano pian piano macchiando di rosso, l'uomo la vide stringere ancora più forte il polso. La raggiunge velocemente, bloccandola in quel gesto disperato.
"Si calmi"
Ma lei non sembrava dargli ascolto, gli occhi erano velati, come se fosse in trance.
"Calmati!"
Le gridò l'uomo così vicino che avrebbe potuto assordarla, un minuto di silenzio, la ragazzina si voltò a guardarlo, gli occhi viola pieni di calde lacrime che già iniziavano a rigarle il volto. Aprì la bocca come per voler dire qualcosa, ma non riuscì ad uscire neanche una parola, la bimba lo guardava ra implorante, lui le accarezzò i capelli.
Non sapeva spiegarsi il perchè, ma la vicinanza a quella piccola creatura lo rendeva malinconico e felice allo stesso tempo, la prese fra le braccia iniziando a cullarla dolcemente finchè non si addormentò; rapidamente le cambiò la fasciatura e tentò di togliere almeno le più grosse macchie di sangue sulla piccola camicia da notte.
I capelli neri di lei gli solleticavano dolcemente il braccio mentre la trasportava nella sua camera per quella notte, l'adagiò sul letto, coprendola con le calde coperte che ancora mantenevano un po' del suo precedente calore; si diresse all'armadio cercando una coperta.
La poltrona sarebbe stata un comodo letto per quella notte.
Finito anche questo mini pezzettino ^^ spero di non aver scritto cavolate che l'ho fatto in contemporanea alla ricerca di materiale per cosplay XD
Listening to: Joyride, Roxette
Image by: dall'album privato della bianconiglia pazza
See u soon B
Laurent si allontanò dal letto, uscì dalla stanza dirigendosi nello studio dove il maggiordomo di quella strana ragazzina lo stava aspettando, era seduto su una delle due poltrone di velluto rosso davanti all'enorme scrivania in mogano, gentile lascito del suo predecessore. Aggirò la mobilia ingombrante e si sedette, la vecchia poltrono lo avvolse come in un abbraccio.
"Mi dica, signor ... ?"
L'uomo di fronte a lui alzò lo scguardo, un velo di stanchezza gli oscurava gli occhi.
"Hinchinghooke" rispose prontamente l'uomo.
Laurent l'osservò ancora un poco prima di continuare.
"Bene; è da molto il maggiordomo della signorina?"
Forse qualche domanda di circostanza gli avrebbe fatto sbottonare qualche informazione utile sullo stato della sua paziente, che ormai dormiva tranquillamente nell'altra stanza.
"Sono al servizio della famiglia Spencer da prima che la signorina Giselle nascesse, signore ... Ero il maggiordomi dei signori e dopo la loro morte mi è stata affidata la signorina"
Si interruppe in cerca delle parole adeguate.
"Solo che non è facile da gestire; ormai sono quattro anni che la signorina ha ereditato il titolo di capofamiglia, ma non si è mai ripresa ... posso capire che veder morire i propri genitori non possa mai essere un'esperienza facile da superare."
Chinò nuovamente la testa, portandosi una mano alla fronte per massaggiare le tempie.
Laurent continuava a fissarlo.
"La signorina potrà tornare a casa domani mattina o al più tardi nel pomeriggio. La porterò io stesso a casa"
Così dicendo si alzò facendo ben intendere all'uomo ancora seduto del fastidio che gli arrecava nel restare lì; il maggiordomo si alzò congedandosi brevemente.
Il giovane dottore spense la luce e si diresse nell'appartamento sopra la clinica, gettò in un angolo i vestiti sporchi e si mise sotto le coperte, la fiammella della lampada ad olio sul suo comodino gettava luci sulle pareti che quasi lo imponitizzavano, chiuse gli occhi.
Un grido attraversò l'aria raggiungendo le sue orecchie addormentate, Laurent si alzò di scatto, con la vestaglia da camera in mano raggiunse la clinica, le urla pian piano aumentavano, un grido più acuto degli altri gli fece accapponare la pelle. Aprì la porta accedendendo la luce: Giselle era sul letto, la mano destra artigliava il polso sinistro lacerante le bende e facendo riaprire la ferita, ancora un altro grido, le coperte e la camicia da notte che indossava la bambina si stavano pian piano macchiando di rosso, l'uomo la vide stringere ancora più forte il polso. La raggiunge velocemente, bloccandola in quel gesto disperato.
"Si calmi"
Ma lei non sembrava dargli ascolto, gli occhi erano velati, come se fosse in trance.
"Calmati!"
Le gridò l'uomo così vicino che avrebbe potuto assordarla, un minuto di silenzio, la ragazzina si voltò a guardarlo, gli occhi viola pieni di calde lacrime che già iniziavano a rigarle il volto. Aprì la bocca come per voler dire qualcosa, ma non riuscì ad uscire neanche una parola, la bimba lo guardava ra implorante, lui le accarezzò i capelli.
Non sapeva spiegarsi il perchè, ma la vicinanza a quella piccola creatura lo rendeva malinconico e felice allo stesso tempo, la prese fra le braccia iniziando a cullarla dolcemente finchè non si addormentò; rapidamente le cambiò la fasciatura e tentò di togliere almeno le più grosse macchie di sangue sulla piccola camicia da notte.
I capelli neri di lei gli solleticavano dolcemente il braccio mentre la trasportava nella sua camera per quella notte, l'adagiò sul letto, coprendola con le calde coperte che ancora mantenevano un po' del suo precedente calore; si diresse all'armadio cercando una coperta.
La poltrona sarebbe stata un comodo letto per quella notte.
Finito anche questo mini pezzettino ^^ spero di non aver scritto cavolate che l'ho fatto in contemporanea alla ricerca di materiale per cosplay XD
Listening to: Joyride, Roxette
Image by: dall'album privato della bianconiglia pazza
See u soon B
La solitudine di una vita (29/04/2011)
Ecco un nuovo post tutto per voi, ho visto che comunque alcune visite le ho ricevute, son contenta che il mio lavoro piaccia. Comunque ecco, per stavolta ho deciso di parlare di Laurent, quindi il pezzo che seguirà sarà scritto in prima persona.
Una telefonata improvvisa allo studio, corsi per raggiungere il ricevitore prima che smettesse di squillare.
"Pronto?"
"Dottor Mackey?"
Una voce che non mi era familiare dall'altro capo, il respiro affannoso, doveva avere all'incirca una cinquantina d'anni.
"Il Dottore è andato in pensione due giorni fa, lo sostituisco io."
... Silenzio, nessuna risposta, un po' me lo dovevo aspettare, un nuovo medico in una cittadina di periferia, non troppo grande nè troppo piccola, insomma un buco claustrofobico dimenticato da Dio, almeno per me, appena uscito dalla Suola di Medicina.
"Posso provare ad esserle utile signore?"
Lo sentii schiarirsi la voce, ancora un attimo di esitazione.
"La signorina ha cercato di togliersi la vita, di nuovo, le abbiamo fasciato il polso, ma il sangue non vuol smettere. Sta diventando fredda"
Benissimo, proprio quello che ci voleva: una ricca ragazzina, fatta e messa lì, che non aveva niente di meglio da fare che togliersi la vita per puro capriccio.
Sospirai pesantemente.
"Portatela allo studio, vi prego."
Agganciai senza aspettare risposta, non che effettivamente avrebbe dovuto essercene una. Mi guardai intorno, dovevo preparare un letto e sistemare tutto il necessario.
Arrivarono una ventina di minuti dopo, sentii la carrozza con i cavalli fermarsi rumorosamente davanti alla porta della mia clinica, un uomo entrò come se gli fosse costato la vita, irruppe dentro, bagnato fradicio a causa della pioggia, gli occhi quasi fuori dalle orbite tanta era la preoccupazione sul suo volto, in mano aveva un piccolo fagotto.
Mi avvicinai velocemente all'uomo, non chiesi se effettivamente fosse lui che mi aveva telefonato poco prima, sporsi leggermente la testa in avanti per guardare meglio, fra le sue braccia teneva una bambina infagottata in un mantello nero, il volto esangue, spaventosamente rassomigliante a quello di un cadavere, i capelli corvino le ricadevano flosci sulla faccia, come se anche quelli fossero ormai senza vita. Mi si strinse il cuore, quel piccolo corpo ora era fra le mie braccia e dovevo in tutti i modi cercare di salvarla; la strana sensazione che mi aveva preso all'altezza del petto mi faceva quasi soffocare.
Non so come effettivamente riuscii a salvarla, ma alla fine ce la feci.
Era lì, stesa sul piccolo letto, stava pian piano riprendendo colore; di nuovo quella fitta, mi toccai istintivamente all'altezza del cuore e strinsi, talmente forte che mi diventarono le nocche bianche; il contatto col freddo metallo mi fece per un attimo andare nel panico, aprii lentamente la mano, la chiave era lì, distesa placidamente come se avesse avuto una coscienza propria, la strinsi ancora finchè non decisi di rimettere le collana alla quale era attaccata sotto la camicia.
Un leggero mugolio provenne dalla piccola, mi voltai appena in tempo per vederla aprire gli occhi, due enormi violette si aprirono su una distesa di ghiaccio bianco, rimasi perplesso da quegli occhi e dallo sguardo che li caratterizzava, una disperata tristezza vi si leggeva chiaramente.
Ecco qua un nuovo pezzettino, lo so che effettivamente sono un po' corti, ma dipende da come mi frulla la giornata e oggi sfrulla così.
See u soon B
Listening to: The Joker, Steve Miller Band
Una telefonata improvvisa allo studio, corsi per raggiungere il ricevitore prima che smettesse di squillare.
"Pronto?"
"Dottor Mackey?"
Una voce che non mi era familiare dall'altro capo, il respiro affannoso, doveva avere all'incirca una cinquantina d'anni.
"Il Dottore è andato in pensione due giorni fa, lo sostituisco io."
... Silenzio, nessuna risposta, un po' me lo dovevo aspettare, un nuovo medico in una cittadina di periferia, non troppo grande nè troppo piccola, insomma un buco claustrofobico dimenticato da Dio, almeno per me, appena uscito dalla Suola di Medicina.
"Posso provare ad esserle utile signore?"
Lo sentii schiarirsi la voce, ancora un attimo di esitazione.
"La signorina ha cercato di togliersi la vita, di nuovo, le abbiamo fasciato il polso, ma il sangue non vuol smettere. Sta diventando fredda"
Benissimo, proprio quello che ci voleva: una ricca ragazzina, fatta e messa lì, che non aveva niente di meglio da fare che togliersi la vita per puro capriccio.
Sospirai pesantemente.
"Portatela allo studio, vi prego."
Agganciai senza aspettare risposta, non che effettivamente avrebbe dovuto essercene una. Mi guardai intorno, dovevo preparare un letto e sistemare tutto il necessario.
Arrivarono una ventina di minuti dopo, sentii la carrozza con i cavalli fermarsi rumorosamente davanti alla porta della mia clinica, un uomo entrò come se gli fosse costato la vita, irruppe dentro, bagnato fradicio a causa della pioggia, gli occhi quasi fuori dalle orbite tanta era la preoccupazione sul suo volto, in mano aveva un piccolo fagotto.
Mi avvicinai velocemente all'uomo, non chiesi se effettivamente fosse lui che mi aveva telefonato poco prima, sporsi leggermente la testa in avanti per guardare meglio, fra le sue braccia teneva una bambina infagottata in un mantello nero, il volto esangue, spaventosamente rassomigliante a quello di un cadavere, i capelli corvino le ricadevano flosci sulla faccia, come se anche quelli fossero ormai senza vita. Mi si strinse il cuore, quel piccolo corpo ora era fra le mie braccia e dovevo in tutti i modi cercare di salvarla; la strana sensazione che mi aveva preso all'altezza del petto mi faceva quasi soffocare.
Non so come effettivamente riuscii a salvarla, ma alla fine ce la feci.
Era lì, stesa sul piccolo letto, stava pian piano riprendendo colore; di nuovo quella fitta, mi toccai istintivamente all'altezza del cuore e strinsi, talmente forte che mi diventarono le nocche bianche; il contatto col freddo metallo mi fece per un attimo andare nel panico, aprii lentamente la mano, la chiave era lì, distesa placidamente come se avesse avuto una coscienza propria, la strinsi ancora finchè non decisi di rimettere le collana alla quale era attaccata sotto la camicia.
Un leggero mugolio provenne dalla piccola, mi voltai appena in tempo per vederla aprire gli occhi, due enormi violette si aprirono su una distesa di ghiaccio bianco, rimasi perplesso da quegli occhi e dallo sguardo che li caratterizzava, una disperata tristezza vi si leggeva chiaramente.
Ecco qua un nuovo pezzettino, lo so che effettivamente sono un po' corti, ma dipende da come mi frulla la giornata e oggi sfrulla così.
See u soon B
Listening to: The Joker, Steve Miller Band
Introduzione e Spiegazione al CdG (28/04/2011)
Giselle e Laurent sono i due personaggi di un mio lavoro in progress: lei una ricca ragazzina di undici anni, viziata fino alla nausea, stanca della sua vita vuole togliersi la vita finchè non incontra lui, un giovane medico di circa vent'anni che diviene il suo tutore.
Fanno parte del ciclo denominato dalla sottoscritta "Le Cirque du Gothique" o più semplicemente CdG: un lavoro chee unisce fotografia, disegno e letteratura.
Quindi siccome la parte scritta nel precedente post me la sono inventata sul momento, metto qui il prologo, sperando di riscontrare dei successi ahaha, ok, non pretendo tanto, se già vi fermate a leggere qualcosa io son contenta ^-^
"Quando si è giovani si tende ad esagerare su tutto, ogni minuzia diventa un muro invalicabile"
Questo era solito ripeterle il suo tutore, un uomo calmo, avanti con l'età, con gli occhi piccoli e sfuggenti; ma adesso se n'era andato, come altri prima di luie come altri sicuramente dopo.
Era già la terza volta che provava a lasciarsi andare al nulla eterno, ma qualche zelante cameriera riusciva sempre a trovarla, una chiamata d'urgenza al medico, una stretta fasciatura al polso, una settimana di riposo e tutto finiva lì; fino a che lei non ci avesse riprovato. Anche questa quarta volta pensava fosse così, per quanto cercasse di nascondersi, sapeva che prima o poi qualcuno l'avrebbe trovata, forse tutto questo macabro rituale era una sorta di certezza per lei, forse era l'unico modo in cui si sentiva amata, coccolata e protetta da quando era rimasta in sola. Tutto era in forse ... come la sua vita.
Però questa volta la cameriera arrivò più tardi del solito, quando le palpebre cominciarono a farsi pesanti pensò di avercela fatta, il sangue scorreva a fiotti caldi dal suo polso sinistro.
Aveva iniziato a piovere, poteva vedere i lampi violetti che illuminavano a giorno la stanza, chiuse gli occhi, riusciva a malapena a distinguere i forti bagliori, i rumori stavano diventando ovattati; sentì un forte scalpiccio intorno a lei, delle flebili grida raggiungero a malapena le sue orecchie, non riusciva più a distinguere neanche più i lampi che l'avevano circondata nella sua solitudine pochi secondi prima.
Aprì gli occhi in una stanza anonima, un soffitto bianco, non certo la sua che era dipinta di tutte le sfumature di grigio e viola. Si trovava in un semplice letto, coperte bianche la avvolgevano dolcemente; una fitta improvvisale attraversò il polso sinistro, percorrendo ed intorpidendo tutto il braccio, mosse la testa a fatica e guardò in basso verso l'arto: il braccio era fasciato, si intravedeva appena un'ombra di sangue sulle bende bianche, tutto era bianco intorno a lei, anche la sua mano era diventata così cinerea da poter essere confusa con le candide lenzuola che la ricoprivano.
"Siete sveglia"
Una voce di uomo la fece voltare, era alto, molto giovane, i capelli corvini gli ricadevano sulla spalla, mollemente legati in una coda, il volto stanco, gli occhiali squadrati posati sgraziatamente sul naso dritto facevano risaltare le scure occhiaie, gli abiti stropicciati, le maniche larghe arricciate fin sopra il gomito, il gilet nero abbottonato solo negli ultimi due bottoni.
"E' male per una signorina della vostra tenera età commettere atti come questo, volete forse finire all'Inferno?"
Si avvicinò lentamente, afferrò malamente una sedia e la portò al fianco del letto, vi si sedette pesantemente, stanco.
Bene questo è il primo incontro di Giselle e Laurent, spero vi sia piaciuto, come a me è piaciuto scriverlo.
Come noterete il gap temporale fra il primo post e questo è di ben 10 anni, qui la nostra Giselle non è altro che una bambina affidata a se stessa, indifferente al mondo e alla vita, mentre Laurent è un giovane medico apprendista che cerca di guadagnarsi da vivere in tutti i modi per non sprofondare nell'oscurità ... spero di avervi messo un po' di curiosità.
See u soon B
Listening to: Glory to the Brave, Hammerfall
I mali della vita (28/04/2011)
Sull'onda dell'entusiasmo della mia dolce bianconiglia sadica, ho deciso, tastiera alla mano, di ributtarmi a capofitto in un nuovo blog ... per i pochi che lo vorranno leggere informa già da ora che non sarà un blog dove vi racconterò i miei cazzi, ce ne sono già troppi e i miei fatti personali tendo a volerli tenere per pochi prescelti XD
Quindi eccomi qua, il mio blog sarà quanto di più simile ad una raccolta di miei scritti e pensieri, magari inizierò con qualche vecchio lavoro, tanto per prenderci la mano.
Quindi vediamo, scrivo quello che mi passa per la testa e via ...
Pioveva, forse già da un'ora, ma ancora non aveva preso quella maledetta decisione. Lui era stato lì quel giorno, l'aveva salvata da se stessa, le aveva dato un'altra possibilità, ma lei ancora non aveva deciso ... Ancora ricordava la prima volta in cui l'aveva visto, camicia bianca, gilet nero, come del resto lo erano anche i suoi capelli, legati in una molle coda di cavallo.
Era apparso così, lei aveva aperto gli occhi e lui era lì, la guardava con un'aria indifferente, forse un po' divertito da quello spettacolo pietoso che lei le mostrava: una bambina di appena 11 anni, troppo grande per la sua età, troppo piccola per le sue decisioni. Aveva cercato di togliersi la vita più e più volte, per motivi futili, quello lo riconosceva lei stessa; ora er lì, dieci anni dopo che ancora si chiedeva come fare, dove andare ... forse lui l'avrebbe ancora aiutata come già in passato, ma la paura di essere nuovamente abbandonata la spaventava.
"Signorina Giselle?"
Una cameriera era entrata senza che lei se ne accorgesse, la ragazza si voltò distrattamente a guardarla poi riprese a guardare la fitta pioggia fuori dalla finestra, percepiva distintamente il disagio della donna alle sue spalle, incerta se interromperla di nuovo o andarsene direttamente; sapeva perfettamente come le sue cameriere la chiamavano: la strega! La prima volta che le aveva sentite, mentre erano in pausa in cucina si era per un attimo infuriata, aveva solo 15 anni all'epoca, ma poi, con la maturità che piano piano avanzava inevitabilmente anche per lei, la rabbia era scivolata via come stavano facendo le gocce di pioggia sul vetro della sua camera.
Si alzò facendo frusciare il vaporoso vestito violetto che la sua governante aveva preparato per lei quel giorno e si incamminò verso la porta sorpassando la cameriera stupita. Aveva preso finalmente una decisione, sarebbe partita con Laurent.
E qui finisce il primo posto, spero che la mia storia vi abbia almeno un po' colpito, non pretendo certo di appassionare nessuno ... magari vi ha colpito solo per le fesserie che ho scritto, o magari perchè ho scritto da cani, chissà, ma alla fine vi avrò almeno un po' segnato no? Anche solo per farvi decidere di non voler più leggere niente di quello che scriverò XD
See u soon B
Listening to: Fragile as a song, Tony Levin
Image by: John William Waterhouse, Pre-Raphaelites Brotherhood
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