giovedì 24 novembre 2011

La solitudine di una vita (29/04/2011)

Ecco un nuovo post tutto per voi, ho visto che comunque alcune visite le ho ricevute, son contenta che il mio lavoro piaccia. Comunque ecco, per stavolta ho deciso di parlare di Laurent, quindi il pezzo che seguirà sarà scritto in prima persona.

Una telefonata improvvisa allo studio, corsi per raggiungere il ricevitore prima che smettesse di squillare.
"Pronto?"

"Dottor Mackey
?"
Una voce che non mi era familiare dall'altro capo, il respiro affannoso, doveva avere all'incirca una cinquantina d'anni.
"Il Dottore è andato in pensione due giorni fa, lo sostituisco io."
... Silenzio, nessuna risposta, un po' me lo dovevo aspettare, un nuovo medico in una cittadina di periferia, non troppo grande nè troppo piccola, insomma un buco claustrofobico dimenticato da Dio, almeno per me, appena uscito dalla Suola di Medicina.
"Posso provare ad esserle utile signore?"
Lo sentii schiarirsi la voce, ancora un attimo di esitazione.
"La signorina ha cercato di togliersi la vita, di nuovo, le abbiamo fasciato il polso, ma il sangue non vuol smettere. Sta diventando fredda"
Benissimo, proprio quello che ci voleva: una ricca ragazzina, fatta e messa lì, che non aveva niente di meglio da fare che togliersi la vita per puro capriccio.
Sospirai pesantemente.
"Portatela allo studio, vi prego."
Agganciai senza aspettare risposta, non che effettivamente avrebbe dovuto essercene una. Mi guardai intorno, dovevo preparare un letto e sistemare tutto il necessario.
Arrivarono una ventina di minuti dopo, sentii la carrozza con i cavalli fermarsi rumorosamente davanti alla porta della mia clinica, un uomo entrò come se gli fosse costato la vita, irruppe dentro, bagnato fradicio a causa della pioggia, gli occhi quasi fuori dalle orbite tanta era la preoccupazione sul suo volto, in mano aveva un piccolo fagotto.
Mi avvicinai velocemente all'uomo, non chiesi se effettivamente fosse lui che mi aveva telefonato poco prima, sporsi leggermente la testa in avanti per guardare meglio, fra le sue braccia teneva una bambina infagottata in un mantello nero, il volto esangue, spaventosamente rassomigliante a quello di un cadavere, i capelli corvino le ricadevano flosci sulla faccia, come se anche quelli fossero ormai senza vita. Mi si strinse il cuore, quel piccolo corpo ora era fra le mie braccia e dovevo in tutti i modi cercare di salvarla; la strana sensazione che mi aveva preso all'altezza del petto mi faceva quasi soffocare.
Non so come effettivamente riuscii a salvarla, ma alla fine ce la feci.
Era lì, stesa sul piccolo letto, stava pian piano riprendendo colore; di nuovo quella fitta, mi toccai istintivamente all'altezza del cuore e strinsi, talmente forte che mi diventarono le nocche bianche; il contatto col freddo metallo mi fece per un attimo andare nel panico, aprii lentamente la mano, la chiave era lì, distesa placidamente come se avesse avuto una coscienza propria, la strinsi ancora finchè non decisi di rimettere le collana alla quale era attaccata sotto la camicia.
Un leggero mugolio provenne dalla piccola, mi voltai appena in tempo per vederla aprire gli occhi, due enormi violette si aprirono su una distesa di ghiaccio bianco, rimasi perplesso da quegli occhi e dallo sguardo che li caratterizzava, una disperata tristezza vi  si leggeva chiaramente.


Ecco qua un nuovo pezzettino, lo so che effettivamente sono un po' corti, ma dipende da come mi frulla la giornata e oggi sfrulla così.

See u soon B

Listening to: The Joker, Steve Miller Band

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