Pubblicato dalla casa editrice Rizzoli nel 1996, Seta è un romanzo o meglio una storia di Alessandro Baricco.
“Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervè Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile.
Per vivere, Hervè Joncour comprava e vendeva bachi da seta.
Era il 1861. Flaubert stava scrivendo Sallambô, l’illuminazione elettrica era ancora un’ipotesi e Abramo Lincoln, dall’altra parte dell’oceano, stava combattendo una guerra di cui non avrebbe mai visto la fine.
Hervè Joncour aveva trentadue anni.
Comprava e vendeva.
Bachi da seta.”
Narra del giovane commerciante di bachi da seta Hervè Joncour che lascia il suo paese Lavilledieu, nel meridione della Francia e la moglie Helene, per recarsi ben quattro volte in Giappone. Siamo nella seconda metà dell’ottocento e all’epoca questo paese era davvero considerato la fine del mondo. Lo scopo quello di acquistare minuscole uova di bachi da seta in quanto gli allevamenti europei prima e quelli del vicino Oriente poi, sono stati attaccati dalle epidemie e le uova sono ormai diventate inutilizzabili. Nel remoto Giappone conosce il potente Hara Kei da cui acquista le uova. E’ l’uomo per cui tutti, in quel paese, esistevano ed Hervè rimane affascinato in maniera irresistibile dalla giovanissima donna sdraiata accanto a lui, immobile, la testa appoggiata sul suo grembo, gli occhi chiusi, le braccia nascoste sotto l’ampio vestito rosso che si allargava tutt’intorno, come una fiamma, sulla stuoia color cenere. Lui le passava lentamente una mano nei capelli: sembrava accarezzasse il manto di un animale prezioso, e addormentato. Lei non è orientale e sa parlare solo il giapponese, ma i due riescono a comunicare attraverso gli sguardi e il mistero che la avvolge in quel mondo lontano e a lui estraneo è magico e affascinante. La visione di quella donna diventa un sogno irrealizzabile; ogni viaggio lo lega sempre di più al paese del Sol Levante e ogni volta porta con sé piccoli particolari che come una calamita lo attraggono senza possibilità di sottrarsi. E’ la storia di un desiderio inappagato, di una illusione d’amore. Questa donna sconvolge la relazione coniugale di Hervè e il dolore lento della nostalgia per una vita che non potrà mai vivere trova ampio spazio nel suo cuore. Proprio questo sentimento porta un uomo come Hervè che ama assistere alla propria vita senza ambire a viverla davvero, ad affrontare situazioni pericolose, viaggi in luoghi improbabili e ancor più remoti.
“Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervè Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile.
Per vivere, Hervè Joncour comprava e vendeva bachi da seta.
Era il 1861. Flaubert stava scrivendo Sallambô, l’illuminazione elettrica era ancora un’ipotesi e Abramo Lincoln, dall’altra parte dell’oceano, stava combattendo una guerra di cui non avrebbe mai visto la fine.
Hervè Joncour aveva trentadue anni.
Comprava e vendeva.
Bachi da seta.”
Narra del giovane commerciante di bachi da seta Hervè Joncour che lascia il suo paese Lavilledieu, nel meridione della Francia e la moglie Helene, per recarsi ben quattro volte in Giappone. Siamo nella seconda metà dell’ottocento e all’epoca questo paese era davvero considerato la fine del mondo. Lo scopo quello di acquistare minuscole uova di bachi da seta in quanto gli allevamenti europei prima e quelli del vicino Oriente poi, sono stati attaccati dalle epidemie e le uova sono ormai diventate inutilizzabili. Nel remoto Giappone conosce il potente Hara Kei da cui acquista le uova. E’ l’uomo per cui tutti, in quel paese, esistevano ed Hervè rimane affascinato in maniera irresistibile dalla giovanissima donna sdraiata accanto a lui, immobile, la testa appoggiata sul suo grembo, gli occhi chiusi, le braccia nascoste sotto l’ampio vestito rosso che si allargava tutt’intorno, come una fiamma, sulla stuoia color cenere. Lui le passava lentamente una mano nei capelli: sembrava accarezzasse il manto di un animale prezioso, e addormentato. Lei non è orientale e sa parlare solo il giapponese, ma i due riescono a comunicare attraverso gli sguardi e il mistero che la avvolge in quel mondo lontano e a lui estraneo è magico e affascinante. La visione di quella donna diventa un sogno irrealizzabile; ogni viaggio lo lega sempre di più al paese del Sol Levante e ogni volta porta con sé piccoli particolari che come una calamita lo attraggono senza possibilità di sottrarsi. E’ la storia di un desiderio inappagato, di una illusione d’amore. Questa donna sconvolge la relazione coniugale di Hervè e il dolore lento della nostalgia per una vita che non potrà mai vivere trova ampio spazio nel suo cuore. Proprio questo sentimento porta un uomo come Hervè che ama assistere alla propria vita senza ambire a viverla davvero, ad affrontare situazioni pericolose, viaggi in luoghi improbabili e ancor più remoti.
Cinematograficamente Parlando:
Da Seta è stato tratto anche un film. Nel film, vi è la direzione di
Francois Girard (“Il Violino Rosso”) e la partecipazione di molti
interpreti di fama mondiale tra cui Michael Pitt (“The Dreamers”, “The
Village”), Keira Knightley (“Pirati dei Caraibi”, “Orgoglio e
Pregiudizio”) e Alfred Molina (“Chocolat”, “Il Codice Da Vinci”).“Con
Baricco l’accordo era di scegliere qualcuno che convincesse entrambi,
che avrebbe interpretato questa storia in senso non hollywoodiano. In
questo caso, anche se il cast è internazionale, lo spirito è europeo“ ha
spiegato a la Repubblica il produttore Domenico Procacci, grazie a cui
il progetto è nato.
I volti dell’allevatore francese di bachi di seta Hervè Joncour e della moglie tradita saranno quelli di Michael Pitt e di Keira Knightley (scelta non troppo azzeccata a mio parere -.- n.d.B.), ma ci saranno anche diversi attori italiani, come Carlo Cecchi e Toni Bertorelli. Dopo le riprese in Giappone, si gira in questi giorni tra Roma e Latina.
L’autore del romanzo, che ha seguito passo passo il progetto del film con Procacci, si dichiara soddisfatto del lavoro fatto fin qui: “Dalle immagini che ho visto ho l’impressione che Girard abbia preso perfettamente l’andamento del romanzo, il suo respiro. Che è una delle cose più difficili nel passaggio da un libro a un film”.
.Commento personale.
Non è una storia amata da tutti e non potrebbe essere altrimenti. Qualcuno pensa che sia vuota e inutile, una storia che non trasmette o non dice nulla, ma io non sono d’accordo. Forse perchè è la prima storia che leggo di Baricco, veramente non saprei dirlo, ma le passioni forti che mi ha trasmesso, non le provo con molti libri; la voglia di continuare nella lettura per scoprire quello che viene dopo e dopo ancora. Finale commovente, e vi dico la verità mi sono commossa così tanto che ho pianto.
I volti dell’allevatore francese di bachi di seta Hervè Joncour e della moglie tradita saranno quelli di Michael Pitt e di Keira Knightley (scelta non troppo azzeccata a mio parere -.- n.d.B.), ma ci saranno anche diversi attori italiani, come Carlo Cecchi e Toni Bertorelli. Dopo le riprese in Giappone, si gira in questi giorni tra Roma e Latina.
L’autore del romanzo, che ha seguito passo passo il progetto del film con Procacci, si dichiara soddisfatto del lavoro fatto fin qui: “Dalle immagini che ho visto ho l’impressione che Girard abbia preso perfettamente l’andamento del romanzo, il suo respiro. Che è una delle cose più difficili nel passaggio da un libro a un film”.
.Commento personale.
Non è una storia amata da tutti e non potrebbe essere altrimenti. Qualcuno pensa che sia vuota e inutile, una storia che non trasmette o non dice nulla, ma io non sono d’accordo. Forse perchè è la prima storia che leggo di Baricco, veramente non saprei dirlo, ma le passioni forti che mi ha trasmesso, non le provo con molti libri; la voglia di continuare nella lettura per scoprire quello che viene dopo e dopo ancora. Finale commovente, e vi dico la verità mi sono commossa così tanto che ho pianto.
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